Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh
Bollati Boringhieri, 2009
Il libro offre una lettura sintetica dell'opera di Van Gogh attraverso le chiavi della psicoanalisi. Esso ripercorre la vita del pittore nei suoi sforzi per trovare, nonostante il rifiuto originario che ha patito, un'iscrizione simbolica possibile. Questo avverrà dapprima attraverso l'adesione, al limite del fanatismo, alla parola evangelica e, in seguito, attraverso la dedizione alla pratica dell'arte. Le maschere fondamentali del Cristo e del giapponese servono a Van Gogh per darsi un'identità di cui si sente privo. La sua pittura non è la semplice espressione di stati emotivi, ma lo sforzo estremo di attingere, attraverso la luce e il colore, direttamente all'assoluto, alla Cosa stessa. La dedizione all'arte, che lo aveva in un primo tempo salvato dalla sua melanconia originaria, si rivela però ciò che lo fa precipitare negli abissi della follia. Il suo movimento pittorico e biografico dal Nord verso il Sud lo avvicina troppo al calore incandescente della Luce e in questa prossimità, come nel mito di Icaro, egli finisce per consumarsi.